Non ho una fine
in questo tiepido sussurro di tramontana.
Raccoglimi
e poi dipingi
l’esultare tiepido dell’inadeguatezza.
Precludimi dal sogno smorzato
e scorgi l’embrione impoverito
in queste foci asciutte e disagiate.
Lasciami un nascondiglio, ti prego.
Un grembo vuoto in cui svernare
da quell’orrida sporgenza che pedina.
Lascia che la casa
persegua l’abitante
E che del poco di me si avanzi
il silenzio singolare
che da sempre
mi trafigge.