Accattone (a P.P.P)

pasolini

Quanta incredibile amarezza,

in quegli squarci bianco nero,

che a scivolare sulle vie

di Roma e provincia,

han drappeggiato la cruda

realtà delle piazze affamate.

 

Ed Accattone, ancora sogna

il suo funerale;

nella durezza della povertà

e degli scopi che gli furon preclusi.

 

Pier Paolo tu invece,

scavato il volto sul declinar della vita

dolente, hai intravisto strade in nudità

e delle retrovie, gli inganni.

 

Distesi i tuoi occhi illuminati

sui sampietrini addolorati, con una lacrima

hai solcato borse guaste,

lamentando stracci di ladri innocenti;

bambini nudi della borgata.

 

Delle città fragorose, nefasti gli orpelli

han cinto il tuo collo al petrolio,

mescolando la tua carne – ricotta –

nella sabbia all’idroscalo, dall’infamia

ricoperto

 

ed ancora pare di sentirlo,

il flebile sfiorar di labbra

– mo’ sto bene –

sopra il languire della tua croce

 

che di questo mondo indegno,

eco colta e mantra fu

tua la voce.

 

 

 

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