Fu una matita una sera di filo nero, appesi appesi come corde elastiche sotto al cielo grigio.
Il gatto-Dio c’ha guardati una volta soltanto verso sera, la chitarra ha pianto per tutta la notte.
La sabbia come moquette, una matita una sera di filo nero, fu tutto molto chiaro.
Adesso te ne sei andato bosco, e mare che strisci contro la schiuma, ho tredici conchiglie nella borsa.
Ti ho visto camminare e appenderti come una matita di filo nero tra le mie unghie, poi ci siamo tolti i pantaloni, il mare o novembre.
Il gatto- Dio ha preso la rincorsa e sotto al ponte c’ha tolto il respiro ‘Camminate nel buio’ c’ha detto e noi sull’amaca spaziale abbiamo iniziato a rincorrere capelli e dita attaccati l’un l’altro.
Senza vestiti abbiamo cercato stanze di spiaggia, le tue ginocchia hanno urtato l’inferno.
L’ho vista la tigre e ho visto anche la Siberia, camminare lenta accanto a noi.
C’era un rumore di metropoli che non abbiamo mai sentito.
Allucinazione, sacra allucinazione!
Ma il gatto-Dio in un solo sguardo ha reso i miei occhi discoteche per illuminare la riva.
Tutta la notte cercherò il porto per scappare nell’amaca spaziale.
Oh, amaca spaziale
con le tue corde di sale
con le tue bocche per accogliere carne nuda
con le nostre teste compresse una nel paradiso
dell’altra
tu sei l’allucinazione dell’universo
Fu così lo stacco improvviso e la grotta nascosta
con il cemento buttato sopra la terra viva
il Totem ha ascoltato tutte le nostre preghiere.
Non credo in te, gatto-Dio
porto mele lucide e serpenti,
in quest’ora del non arrivo
lasciami scappare, sgusciare nelle mie
tredici conchiglie
c’è un caos ramato ad attendermi
sulla porta della foresta
ed io sono una matita
lo dico in silenzio, tra un passo e l’altro
una matita di filo nero,
appesa appesa
come corda elastica sotto al cielo grigio.