AMBULATORIO

Ascoltavo voi (il travestimento indosso
da sorriso) e insieme il giorno
elargire le sue grazie in strada
(io di qua dall’uscio,
come è consueto).
La signora F. mi offriva il resoconto
del suo sangue, il telefono a tratti
reclamava la mia mano.
Ce l’ho aggrappata alle mammelle,
mi dicevo, e annuivo a tutti
e accoglievo i penitenti nuovi
alle virgole ce l’ho, ai lobi, agli anulari.
E aggrappata così, in questa
officina tutto (la signora
D. col suo vestito blu), il suono
del mio stesso respiro
che mi è odioso, tutto è come
si facesse altro e lo spazio in mezzo
una voragine
che mi abbandona a me.
Nemmeno la voce 
più si sentirebbe
da dentro quest’unico infinito
se mai riuscissi
ad invocare aiuto.

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