Autunno

L’opacità mi pungola
in anfratti di diaspore,
in gocce di sciagura
a sparire in un carpo
di grano in quiescenza.

Come me, ora, è il meriggio
che si affretta a finire
perorando l’apologia dell’inverno
che annienta l’armonia.

Si vorrebbe morire
senza linfa e spore,
quando nuove stagioni
si aggrappano a se stesse
per non strepitare ai primi
colpi di tosse del vento
quando i rami,
sembrano corpi senza viso.

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