Fiori viola nel silenzio dei tuoi passi.
L’arancio grato dei tetti. L’amara
consapevolezza dei campanili
nel denso odore di pioggia. Poi, l’estate. Aliti
di penombra e di sabbia calda
nelle stanze. E tu
che tremavi
d’azzurro oltre il davanzale, non osando
spingerti fra i rami carichi
di petali verbosi,
di profumi troppo bianchi. Tu
con le spalle – fragili – ben nascoste
nella piega di uno scialle
non tuo; randagia
come il chiarore spurio lasciato sulle grate
dalle albe dove si accade in fretta
senza essere nati