In penombra e a voce bassa
si narrano certe storie:
tracce di talco sul parquet
con lo schiocco di lingua
tra i balocchi
in permuta ai cigolii
ed il lezzo di alcol fermentato
ad oltrepassare intelaiature,
che non videro colore
bensì fiato solitario.
Sui muri,
madonne silenziose
con il peso della polvere
sul cortocircuito degli odori.
E poi,
un movimento tellurico
a franare il tempo
contorse l’insoluto e servì il conto.
Mi racconto
una volta ancora
del giorno cresciuto in fretta
sbattuto sulla bilancia
[ inclinata male ]
Non la nomino, ma di zolfo
l’aria ne era pregna
e il gutturale mutò
in mormorii psicosomatici
e figli avvizziti
a danzare
dentro questa mia balera.
Ph: dal web