Canti morali

Il moralista con astuzia
cincischia tutto il giorno
con lingua e corali
di saperi d’uomini pastorali.
Di ora in ora, tanti viaggi
verso il ventre, basso, giù
più in là, giudice eretto
a benedire casti territori
inesplorati ai più. Da ciò traendo
le sue ispirazioni su bene e male
del mondo moderno che pompa
dall’alto del suo scranno, il suo credo
di vongole e caviale e strati di buona
novella, cantando attorno al fuoco
le ferite del consumismo, di quanto
divori da dentro l’anima e l’albero
nel qual prosperiamo lanciando poi
anatemi verso l’uomo comune
stanco di vivere e pensare,
favoleggiando di un mondo
antico dove tutti erano
poveri ma belli, rosa, sani,
fratelli, una mano lava l’altra,
gran lavoratori, nei campi
come bestie vestite a vivere
con le mani grosse come badili
e cuori spompi già a trent’anni.

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