mi porto alle tue fondamenta, tocco le ossa e le radici
entro tacendo nella tua mappa di nei secolari:
porta pazienza
della mia lunga fila di castelli arrugginiti
da piogge e ubbìe,
ascolta il camminare scalzo delle bestie quando sogno
di averti in respiro e ti catturo come fossi il primo cerchio della notte,
la parete girata da toccarci l’esatto fruscio dei pianeti
nel mio carillon di parole.