Cronache di quartiere: Luca Denti Tristi

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Luca aveva i denti tristi.
Non saprei che altro scrivere ricordando oggi il suo sorriso.
La mascella era sporgente, il naso un po’ aquilino e spesso, quando rideva, gli si disegnava un’espressione imbronciata e malinconica.
Certo questo portava grandi successi con le ragazze, si sa che le donne non resistono al fascino del dannato e nonostante la faccia da bulldog, non credo infatti di avere mai visto Luca solo. Anzi, spesso succedeva che fosse lui a procacciare pelo per gli altri ragazzi.
Tutti, come potete immaginare, ammiravamo il suo modo di fare, la sua strafottenza per ogni dettaglio della vita e le bravate, come per esempio quella di camminare sui cornicioni del liceo durante le lezioni o i pestaggi forsennati in piazza armato di catene e coltelli.
Sì, Luca Dentitristi ci sapeva proprio fare e noi, che eravamo novellini, seguivamo le sue imprese con enorme stupore.
Una cosa che mi colpisce oggi, è ricordare quella sensazione di rispetto e adorazione che spesso si usava parlando dei ragazzi del quartiere, quei ragazzi che in un modo o nell’altro erano riusciti a creare, attraverso espedienti di varia natura, vere e proprie leggende. Tuttora sono convinto che parlando con altri della “Zona” qualcuno esclamerebbe “ma ricordi Luca quando…?” oppure “Ma Patrizia? quella che Luca s’è scopato lì… o là” seguito subito dopo da un sicuro “certo che tempi…” e ancora un “quanti bei ricordi…”
Di tutti i grugni, anche tra i più duri però, c’era sempre quello che combinava la cazzata del secolo. Noi normalmente si sapeva bene come reggere il gioco, ma questa volta grugno Luca aveva alzato troppo la mira e da dietro le quinte era tutto un sommovimento di vocine già pronte a bisbigliare sulla fine del poveraccio. Si faceva il TotoLuca: morto 1, vivo 2 e mutilato x.

Luca aveva come vizio infatti, quello di arrotondare la mensilità sdoganando a destra e a manca qualche piccola droguccia. Nulla di anomalo, si pensava noi, poiché nel nostro “sistema” era una comunissima attività lucrativa e molti, chi perché infognato, chi perché morto di fame, si adoperavano in tal senso.
Lo si vedeva nell’ultimo periodo, andare in giro con macchinoni, sempre ben vestito, sempre disponibile ad offrire l’ultimo giro al bar… e nessuno di noi intuiva la verità e cioè, che il nostro beneamato avesse il tempo contato. Il caro Dentitristi aveva avuto la sfavillante idea di gongolare sul culetto della moglie del suo fornitore calabrese… e questo come si sa, non è propriamente un’azione che lascia grandi speranze per il futuro.

Ricordo il giorno del suo funerale. C’erano tutti i ragazzi del quartiere.
I genitori di Luca, stavano difronte a me e ricordo bene la madre che piangeva, forte… Mai avevo visto piangere una madre. Un pianto secco privo di lacrime; come… un letto di fiume arido e profondo senza più scopo né ragione. Senza soluzioni…

Così da quel giorno, di tanto in tanto quel ricordo riemerge da qualche fotografia o in qualche parola o in qualche profumo, e quando lo scorgo, non posso che sospirare ed ascoltare nel buio dei miei ricordi, quell’eco profonda e disperata di un ruscello spezzato sul nascere.

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