da “Canzoni di cortese villania” – Puntoacapo Editrice, 2008

Laetificabas juventutem meam,
quando eri adulta, io curioso di te
e dei tuoi guanti piegati per tre
volte e null’altro che l’intensa idea
del pube tuo a ondate di rosa tea;
in pieno autunno uno scordar di me,
schiavo affrancato solamente se
tu, froleuse, attizzavi vitam meam.
Sapeva di brillantina operaia
l’aria, nelle arnie rituali blasfemi,
regine ubriache e distratte dal ritmare
per calde scansioni della macaia,
imprevista dai modi e dagli schemi
fissi dell’inconcludente procreare

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