Da me stesso ho appreso
il cerchio che non ha traguardo
quando l’anima mi abbandona il fianco
e si sparge tra i fiorai, le pollerie,
signora breve di un caffè
dalla camicia bianca,
dell’offertorio dello zucchero,
della tazzina, del piccolo cucchiaio
o tira mezzogiorno
guardando il passaggio
dei pensieri in strada
e intanto il corpo calca
e gira cento volte la corsia assegnata
confidando giunga
dietro la curva
un orizzonte ignoto
o un imprevisto,
un’eclissi,
un crampo
rendano incolpevole il ritiro.