Sono specchiato dove non nasco,
spettro e residuo
di cateratta solare
quasar perduta nell’arsura
dei muri e dei vetri,
illuso d’esser figurato sdrucitura
di questa veduta patinata,
strappo e ferita fino al nadìr
che come un tracciato si stende
sulle lenzuola ancor zuppe,
e il sentore delle mandorle
abbandonate dopo le feste d’inverno
persevera molle
prima di struggersi
tra i pensili e nei fondi
delle tazze sbeccate.