Gli aerei s’arresero al cielo
e fu come un dolce ricadere
oscillando d’emozioni
Quelle nuvole, che sembravan leggere
risolsero in un Fa ogni acuta vibrazione
E le fibre del mio volare lontano,
quasi colte nella fragranza d’un reato,
scivolarono splendide e fuse di sole
Non ricordo il motivo di tale alienazione:
ma lo spirito sciolto, senza redini tratte
mi cinse in un sospiro d’aurora arcuata
dentro un sogno, che mai potrò dimenticare
L’agonia delle spine fu retorica antica
Ed ogni Volto prese il mio Volto
in una croce completa. Unica
– Fu mia –
semmai mia lo fosse mai stata
solo e press’a poco
quanto un crine d’oro
sta ad un puledro
L’angoscia onnipotente della presa,
il trattenuto barbiglio della ragione
massificante calvizia in mani tese
e possessione diabolica, scemarono
poi
Nulla fece vincolo al nulla stesso
e la chiarezza non fu più buio
come la certezza completa
mai esistita.
L’illusione del controllo scardinò il suo palinsesto
e le televisioni mistiche giocarono a Dadi
aspettandone il giusto avanspettacolo
La scommessa d’ogni giro
mi lasciò
con un palmo di naso
– Impotente ed in balia,
del vero significato
d’ognuno di noi