È morta l’immortalità

e tu ne lavi il corpo
che ha il contorno del padre
non la sua forma
esattamente
ma quella sbilenca
che soleva portare
ultimamente e ora sta fredda
sul materasso scavo
e ha il grigio del sasso, la magrezza
impavida della radice.
È morta l’immortalità.
Mentiva il libro
che hai tenuto nella sporta
ad ogni migrazione, mentiva
e tu l’hai lasciato
sfogliarsi al davanzale
che si ondulasse di brina che sbocciasse
come un’escrescenza
come si gonfiano le cicatrici
quando le risveglia il sole.

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