Felice Serino mi colpisce per l’essenzialità, per quel suo dire tutto in pochi versi ben strutturati. Le sue poesie mi portano in un’atmosfera ordinata, sono gusci dove vive un gheriglio composto e sostanzioso, ma che allo stesso tempo non precludono l’immaginario gelatinoso del mallo.
Tra le tematiche affrontate mi colpisce quella del carcere. Scrive Serino:
dal fondo del mondo / luce ferita dove è terra / di nessuno
e l’immagine che si mostra ai miei occhi è la cella con le sue feritoie grigie, dove la luce filtra appena. E quella luce ci rimanda immediatamente al recluso, dimenticato dal mondo in quella terra di nessuno. Poi ci si flette lo sguardo interiore sul cuore: chi si ricorderà di lui e della sua compagna, ‘bianco urlo dell’altra metà del cielo’, che vive la condanna della vita di tutti i giorni separata da lui?
Serino fotografa intorno ed è attento alla sofferenza che alberga nell’uomo. Ci parla dell’11 settembre immaginandosi così, foglio tra i fogli cadenti:
tra vite spaginate nell’aria: / io presente-assente / stagliato contro un cielo stravolto / …e in me / cadevo
La catastrofe si trasforma in un’immagine sorprendentemente pura e leggera, la disperazione trova riscatto nel volo dell’anima come pagina al vento.
E provo tenerezza quando il malato di Alzheimer vuole afferrare / la biancaluna / incorniciata nella finestra, mi si paventa davanti agli occhi un quadro di Magritte, le cornici nere intorno ai vetri, le parole tiepide alla rinfusa che scappano a fare aloni di vapore in trasparenza con la notte, mentre qualcuno è scappato da tempo e non tornerà
quell’io bifronte / che ha perso la strada di casa
Francesca Ferrari
≈≈≈≈
- Alzheimer
i suoi giorni
come un vortice di foglie
a dilatare deliri
gioca
con le ombre sui muri
vuole afferrare
la biancaluna
incorniciata nella finestra
alle prime luci riaffiora
un barlume
di quell’io bifronte
che ha perso la strada di casa
≈≈≈≈
- L’ego
ovattata vita
di chi l’altro non “sente”
-muro eretto
con impasto dell’ego
inutile imbiancarle
le pareti pregne di dolore
-sale silenzioso l’urlo
fino al cielo
≈≈≈≈
- Io ero là
(nella ricorrenza dell’11 settembre)
quasi un assentarmi da me (stato
catatonico davanti allo schermo)
(auto-
difesa inconscia per non viverlo
quel momento?)
-ma io “ero” là
tra vite spaginate nell’aria:
io presente-assente
stagliato contro un cielo stravolto
…e in me
cadevo
≈≈≈≈
- La condanna
(a tutti i carcerati e alla loro metà)
bianco urlo dell’altra metà del cielo
(tempo scandito
a elaborare:
due prigioni – di qua di là
delle sbarre
-patteggiare dell’essere
con lo stillicidio che squaderna le ore)
dal fondo del mondo
luce ferita dove è terra
di nessuno
dove il cappio
oscilla
≈≈≈≈
FELICE SERINO è nato a Pozzuoli nel 1941. Autodidatta. Vive a Torino.
Ha pubblicato varie raccolte: “Il dio-boomerang” (1978), “In sospeso divenire” (2013).
Ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici.
E’ stato tradotto in sette lingue. Intensa anche la sua attività redazionale.
È possibile leggere Felice Serino sulla sua pagina personale http://feliceserino.scrivere.info/
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