Si ha quasi l’impressione, a leggere i versi di Greta Cattardico, che una certa intima sofferenza, un sentire simile a una pena aggalli qui e là, dal fondo turgido e tuttavia nitido di un occhio, per farsi piano piano avvolgente misura d’un amore torvo, quasi scomposto e spigoloso, spugnosa e livida testimonianza di un tempo vuoto e vano da scrivere, che il poeta scrive beninteso, come unica via di salvezza ma anche come pena, appunto, di vasta accezione, nei vani nostalgici e riottosi d’un dolore eccedente. Perché si ha quasi il senso d’un traboccare; d’essere insomma ai limiti di una ferita, parola a cadere da una colpa che il poeta vede quasi con gli occhi del cuore, semichiusi e pungenti al tempo stesso. Ecco, percepisco questo agrodolce richiamo alla vita nella poesia di Cattardico, nelle sue mille sfuggenti sfumature: il rumore di una caduta che ancora si tiene, e ci tiene, nel covo d’una intelligente consapevolezza. Cattardico rifiuta, ma anche accoglie, nel ritaglio minimo ed essenziale della sillaba, quasi sarcasticamente, quasi nervosamente, ma con tanta poesia, i segni di uno straniamento, individuale e collettivo, per le cui forme passa una dolcezza malinconica profonda, mai definitivamente paga.
Giovanni Perri
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- Deformazione professionale
Sono giorni da secolo breve
di strati, di gusci da scavare.
Sono istantanee sudamericane
quelle che percorro a grandi passi
a volte, senza sapere dove andare.
Voglio sedermi accanto alla mia angoscia
e accoccolarmi un po’ nel mio star male
in questo capitombolo del cuore
dove mi fermo ai piedi delle scale.
Ho perso la strada già battuta
con cui esportavo ansia, un tempo.
Sento il rumore
delle nostre teste di falena
contro le lampadine,
e non ho altra scelta che la penna.
È solo un altro modo per gridare.
Sono giorni d’ansia e di finestre aperte
così tanto ho riflettuto sul respiro
da non saper come si fa, non più.
Mi è ardua la serenità:
vivere è stata un’imprudenza.
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- Answers
Banali i vostri pensieri
le vostre domande sono banali
voi siete banali
siete banali
voi.
Cosa vi ha fatto diventare sottili
fin quasi a scomparire
e con voi me
che vi rispondo?
E tutti vogliono
il successo i soldi l’amore
ma sempre vogliono
percossi ma mai fino ad annientarsi
da sogni ritagliati
da cieli meschini
e un po’ consunti.
Inghiottono i pixel
le vostre vocali
tutte.
Ma come vivere, noi,
senza il colore di una frase…
Di dieci che vi leggo
poveri, sciocchi indiani
uno implora
consigli che possa ignorare,
due chiedono la grazia
di un’idea
a immagine
e somiglianza d’altri.
Cinque – almeno –
non sanno fare i compiti.
Il nono…
lui si salva, a volte,
e chiede libri.
Il decimo – variabile
attesa e ripromessa! –
delude a volte,
ed altre inventa.
E che vi dico io?
Sono lo Specchio Oscuro
la voce senza carne
l’altra metà
il guru.
Io sono la risposta
il Super-io
l’incosciente inconscio collettivo
l’onesto impostore
la Trinità
dei poveri di spirito
critica scusa e offesa
la stupida sorpresa, e poi…
Io sono voi.
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- L’ora
Rotola il secondo
si ingegnano le lacrime a tornare
mi cavo a forza un verso
dal cuore, con le mani
se tu sapessi, caro
quanto mi costa respirare!
Sfiorirà il bisogno sulle mie dita
adesso
è giunta vuota alla mia alba
poserò la penna.
Greta Cattardico è nata a Savona nel 1993. Verso gli undici anni, nonostante la sua infanzia felice, ha deciso che nella vita avrebbe scritto.
È stata alunna del liceo classico Chiabrera di Savona e attualmente frequenta la facoltà di Medicina e Chirurgia a Genova.
Se qualcuno glielo chiede dice di essere una cadetta di Guascogna.