HitMan Greg (di redent Enzo Lomanno)

Proprio non capiva, il qui possente Greg inzuppato fino al midollo, di acqua bollente e turchese. Non comprendeva. Eppure il tutto si svolgeva come di norma: musica suffusa, luci leggermente oscurate… acqua bollente. Era esattamente il momento classico del dopo lavoro. Il flusso caliente sulla pelle, scivolava velocemente dalla nuca e dai capelli cortissimi, per appoggiarsi dolcemente ed in gocce sul mento per qualche istante; prima di ripiombare giù lungo i pettorali scolpiti e l’addome duro come marmo. Perché sì; Greg ci teneva al suo corpo e passava per deformazione professionale, gran parte della sua giornata in palestra. No, non a pomparsi i muscoli come quella massa di froci in silouette. Ma sul Dojo, a praticare quello che da essenziale equipaggiamento di mestiere si sarebbe trasformato nel tempo, come unica concezione della vita, del futuro e perché no, della morte. il Kung Fu.

Si, Greg di quell’arte ormai conosceva quasi tutto ed il piacere di fare male associato al gusto del sangue, erano diventate per lui un insaziabile momento di alta Poesia. Come fosse, un defluire d’universo e di energia, da quei corpi stremati e pestati delle sue vittime o per meglio dire dei suoi clienti. Perché Greg, da tempo ormai antico, era dedito alla nobile professione dell’assassino o per come veniva chiamato in gergo dagli amici più cari , dello spazzino.

Erano diversi anni che ormai lavorava presso la Famiglia Gambino di Staten Island. Una famiglia molto tranquilla in verità, ancora tradizionalista. Cosa che spesso urtava con il sapore sadico che il nostro Greg riusciva a dare ad ogni sua Opera. Perché tali le considerava. Vere e proprie sinfonie di sangue e violenza.
Fin da bambino Greg, si era sempre infatti distinto per il suo carattere freddo e pacato, meticoloso al limite della Psicosi. Ancora oggi, ricordava con piacere i suoi anni d’infanzia. Il suo trucidare animali piccoli, come insetti e Lucertole, per poi pian piano progredire, ad animali sempre più Grandi. Cani e Gatti.
Proprio per la sua natura meticolosa aveva imparato l’anatomia di ogni animale con cui si divertiva a giocare. Così di volta in volta, riusciva ad espiantare vari organi dalle bestie moribonde, riuscendo come in un magico gioco di società, a prolungare la loro vita in modo che potessero essere coscienti il più possibile nel mentre dei vari espianti.
Sorrise e rise forte, nel fare del vapore caldo che risaliva dal piatto doccia. Rise e non si trattenne, perché gli balenò in mente, quella bellissima sensazione di compiuto. Quando a 12 anni riuscì ad esportare dal micino della vecchia vicina ogni organo a parte cuore, polmoni e cervello. Il povero animale ancora lo fissava con occhio vitreo nel debole rantolio della sua agonia ed incredibilmente le doti del bravo Junior Greg, si erano elevate alla sintesi. Al perfetto essenziale della vita [cuore – aria – mente]. Fu in quel preciso istante che Greg perse completamente la sua umanità. Negli occhi impauriti del gatto Jolly della vicina Brock. Fu lì, in quelle perle piccole e feline, che Greg intravide la devastante bellezza, l’immensità della vita e la sua futura missione di liberazione. Poiché non era tutto! no, no, no! Greg era anche ambiguamente religioso, ed ovviamente accumunare la sua violenza al potere di un Dio, divenne di colpo praticabile realtà.

Il sorriso di Greg svilì lentamente, come anche l’acqua calda della doccia. Il tempo era esaurito. Doveva sbrigarsi e correre dai Gambino per l’assegnazione di un nuovo incarico. Il bravo Frank si era dilungato anche troppo al telefono, ed aveva lasciato trapelare troppa premura. La cosa era probabilmente molto importante, se proprio lui, il numero due della famiglia, si era scomodato a chiamare. Greg non stava nella pelle. Presto avrebbe potuto riiniziare a giocare. Aveva anche comprato un kit di nuovi strumenti che era impaziente di utilizzare. Finalmente aveva trovato il divaricatore costale della Fisher che da tanto desiderava. Nel tempo lui, si era evoluto ancora di più e si divertiva un mondo a drogare le proprie vittime per farle a pezzi con calma. Con la bravura di un chirurgo esperto.
Eppure nonostante il futuro roseo che l’attendeva, ancora Greg non riusciva a concepire, quella strana sensazione che sentiva dal rientro a casa, e soprattutto, quel sommesso tremolio alla mano destra.
Cazzo! era rientrato alle 15:00 e ancora si sentiva stranamente spossato. Neanche il momento di DocciaMeditazione era riuscito a calmarlo.
Suonava vagamente amaro tra l’altro, il continuo riaffacciarsi alla sua mente dello sguardo di Joy.
Un intenso colore azzurro, le ciglia folte le guance rosee. Sì lo sguardo di bimbo Joy gli si era praticamente tatuato nel cervello.
Bimbo Joy, come dolcemente lo aveva soprannominato Greg, era il figlio più giovane dei Caputo, ed i Caputo erano i padroni della zona Est di Manhattan.
Ora, dovete sapere che sin dagli anni ’60. I Caputo ed i Gambino avevano regnato su tutta l’isola (e non solo) in pacifica convivialità. I vecchi Boss avevano sempre trovato nei loro fantastici meeting il modo per accomodare ogni divergenza. Anzi avevano trovato il modo per collaborare senza pestarsi i piedi. Se uno trafficava ad Est l’altro trafficava ad Ovest. Se uno dei propri uomini sbagliava con il clan amico, veniva simpaticamente trucidato dal Clan stesso di appartenenza e tutto fino a 3 mesi fa, era filato liscio come sugo sui maccheroni.

Ma 3 mesi fa, boss Ricky Caputo (detto anche l’alliscia anime) aveva toppato qualche piccolo dettaglio. Eh sì! Il suo semplice lavoretto in cooperazione, che comprendeva lo spostamento semplice di qualche chilo di cocaina, non fu ben organizzato. Pare infatti che non furono pagate le dovute mazzette ai capi di polizia della zona, così nel bel mezzo del lavoretto, lui alcuni uomini e Anthony (figlio più giovane dei Gambino) si ritrovarono nel mezzo di una bella retata. Nonostante il bravo ragazzo Ricky avesse cercato di calmare il piccolo Anthony, non ci fu nulla da fare. Si sa, il sangue caldo e giovane ribolliva nell’appena ventenne Anthony. Così il povero idiota sparo ad un poliziotto che intimava alla resa. Ovviamente sappiamo bene come finì. Anthony fu crivellato di colpi così tanto, che si faceva fatica a riconoscerlo.

Ora, dovete sapere, ed immagino che molti di voi già sapranno, che questi vecchi boss Italiani, non accettano di buon grado gli errori, eh no! Soprattutto quando a tirare le cuoia era uno dei loro rampolli. Quindi fu così che Greg, si trovo come incarico lo scotennamento di Joy.
Era una questione di affari dopotutto, chi sbaglia paga, è così che funziona tra loro.
Joy era un ragazzino taciturno, probabilmente era anche leggermente autistico. Era il quarto della famiglia Caputo. Aveva 12 anni e la sua unica colpa era essere il più giovane della famiglia.
Di questo Greg era cosciente, ma poco gli importava. Il dovere prima di tutto! Si era sempre detto… e poi, parliamoci chiaro. Sono un Angelo del signore, se ora devo scotennare Joy, vorrà dire che questo era il suo destino… e non fallì neanche un po’ il nostro Greg.
Rapì Joy all’uscita di scuola. Lo portò nel suo Luna Park dell’orrore e subito si mise al lavoro.
Fu anche molto diligente nel disossare gambe e braccia di Bimbo Joy. Si divertiva come un matto a creare mollicci essere disossati, prima di passare alle cose serie. Reni, Fegato, Interiora, milza. Ogni piccola parte molle del bimbo venne esportata catalogata e riposta nel frigo (con tanto di etichetta).
In tutto questo gli parve così strano però, il completo isolamento del Cliente.
Non aveva avuto interazione con lui, già! Nessuna invocazione di pietà, nessun rantolo di dolore, nulla.
Sì, certo, la dose di morfina ed etere assunta dal ragazzo erano molto elevate. Ma con tutti i clienti nonostante il torpore, si era riuscito ad instaurare quella sorta di legame tra vittima e carnefice che tanto adorava Greg.
Con Joy nulla! Il suo sguardo perforava gli occhi di Greg trapelando solo qualche lacrimuccia sulla gota rosea. Morì alla fine, senza dire nulla a Greg ed in qualche modo questo, lo colpì in modo speciale.
Che fosse chiaro, Greg sapeva di non essere certo una persona propriamente di compagnia, ma cazzo! Un minimo di gratitudine per gli sforzi era dovuta. Vero che oggi giorno la gente pretende sempre di più, ma da qui alla scortesia, beh, ce ne voleva.
Greg, si sedette sulla poltrona, l’ora ancora non era scattata. Il bravo Frank non aveva ancora richiamato, quindi gli rimaneva ancora un po’ di tempo per riflettere.
Proprio non capiva, quale fosse stato il suo errore. Avevo forse sbagliato l’ordine degli espianti. Forse Bimbo Joy avrebbe gradito di esaminare il suo fegato prima dei reni o forse avrebbe voluto che le sue budella fossero esposte prima del resto? chissà…
In qualche modo Greg, si sentiva umiliato. Come se il suo lavoro, che da sempre era stato motivo di orgoglio, in qualche modo, non lo fosse più.
Cazzo! 37 anni di scotennamenti e non mi ero sentito mai così frustrato.
Si alzò di scatto dalla poltrona e si diresse nuovamente in bagno.
Guardò fisso lo specchio ancora appannato sopra il lavandino e sospirò, Greg.
Il suo sospiro assunse una tonalità vagamente umana, meramente carnale.
Gli venne in mente, il micino della vecchia vicina Brock ed il suo sguardo.
Qualcosa accumunava Micino Jolly con Bimbo Joy. Sì, qualcosa che ancora non riusciva a spiegarsi.

Aprì il cassetto alla sua destra, ed estrasse il piccolo cacciavite da lenti al suo interno. Con un gesto deciso, si infilzò la mano destra tremante. Cominciò poi a girare e ravanare.
Il dolore era lancinante, ma non importava, lui continuò.

Il sangue titillò lungo il lavandino,
per terra fece delle piccole pozze rosse.

Lui le osservò, le osservò a lungo.
Poi il telefono squillò,
era ora
doveva andare.

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