Ichnusa vuota
retro di bottiglia infernale
Adesso dalle labbra rosa proferirai
la letargia sommessa dell’indio seduto accanto a me
Ichnusa vuota
che non significhi niente, se non
un colosso di vetro verde sulla città
Ichnusa vuota
che ti sei eretta donna
e hai coperto col tuo scialle d’ombra almeno tre quartieri
Ichnusa vuota
con la mestizia delle donne vietnamite che partoriscono chantilly
come conigli
Ichnusa vuota
cinquanta posti a sedere alla mercé dei cappotti ministeriali
che si sfiorano tra loro sotto la tua oscura sagoma e muoiono dal gelo
Ichnusa vuota
che è inverno solo sotto al tuo ventre sfitto
e negli occhi sbalorditi dei sensibili
Ichnusa vuota
che non sei altro se non una mera illusione:
l’albeggiare di un nuovo Rivera pallido dalla nascita
Ichnusa vuota
con i panni stesi alle estremità dei palazzi
che ignari lacrimano sotto la tua etichetta
Adesso in un letto di fogliame
e per le strade scabre so
io non ho mai smesso di piovere
ogni tanto guardo gli animali tristi
che si aggirano con occhi faro
sotto la tua striscia di pena
e provano a dipingere il loro nome
su quel muro, al di là del tuo regno.