Cosa mi spinge
a fissare negli occhi il mio collasso
gravitazionale? L’embolia irsuta della lana
mi sferra calci in bocca: mordo il freddo. Così
digrigno breviari di pelle antica
e guardo sgretolarsi le certezze, le consunzioni
e i giorni. Potrei oscillare dal soffitto
o scivolarmi come seta sulla spalla; invece
mi nutro di radici
nel calco di gesso che mi tiene al sicuro
fra milioni di altre compassionevoli
deformità