Tra poco accadrò da qualche parte e sarò fatto di suoni.
A qualcuno verrà in mente di piangere
qualcuno canterà la notte sulle dita e sarò il filo dentro la parola pioggia;
adesso provo a uscire da uno specchio ti metto un ricordo d’acqua sulla bocca: ti galleggio:
tienimi in questo posto calmo del giorno, appena si fa azzurro
asciugami tutti i vocaboli che fanno cielo
ho calcolato lo spazio tra le lettere alcune si allungano sul lampadario
sono dieci secondi tra una nuvola e un’altra
appena un vento ci porta
quattro centimetri di nostalgia:
dicevi: il tempo ha queste scie miracolose, e ti tiravi il bucato e ridevi con tutte quelle mani tra i capelli ed ero io impigliato ad arte nelle tue foschie. Vedi,
un aeroplano mi spia dalla finestra
porto nell’ombra la forma dei silenzi, le lingue nere della malinconia
tutti i tuoi occhi all’incrocio dove
riaggallo intanto che piove
sugli alberi e le case
oppure in altre formule per altre nostalgie
dove non sono altro
che un verso
levato, incompiuto
velato.