in quale punto

prendo il corridoio, da lì si sente meglio il tempo che impiegano le ore da un giorno all’altro.
Sotto i passi, milioni di metri, neanche un secondo tuo.
Me ne vado piano la sera
per sentire bene dove non sei,
in quale punto preciso non esisti.
Allora mi porto per un attimo sul ballatoio
e metto l’orecchio alla porta
e temo che qualcuno mi veda:
ladro o tecnico dei rumori del mondo,
come se fosse un mestiere da nascondere
il dolore ed io un esiliato da rimpatriare
in chissà quale voce
per chissà quanto tempo.

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