La Creazione

E di colpo fu nulla. Furono nulla: le strade, i palazzi, le biciclette elettriche, i cavi dell’alta tensione, le fabbriche, le polveri sottili, l’amianto, i bambini poveri d’Africa, le pubblicità, i materassi, le camicie e le cravatte stravaganti, le bottiglie di plastica, le chitarre, i confetti, i computer, gli pneumatici, i denti finti, le creme contro la vaginite, le cabine telefoniche, le tovaglie, i golfini, Zara, i ventilatori cinesi, tutte le bandiere tutte, la Bibbia e il Corano, i reparti d’ortofrutta, i bisturi, zecche zanzare e pappataci, Milano, il Natale, i peluche, l’ukulele, gli autografi di personaggi famosi, i libri lasciati a metà, i caloriferi, le lampade, gli alberi secolari, le case dell’ottocento francese, i furgoni portavalori, il corpo putrefatto di Nikita Sergeevič Chruščëv, i manuali di storia dell’arte, i tappi di sughero, le saldatrici, le visite guidate, l’acqua per il ferro da stiro, le maniglie d’ottone, l’amore, i deodoranti, il Partenone, gli acchiappasogni, le bandane dei concerti di Vasco Rossi legate al poggiatesta del sedile del guidatore, il flusso di coscienza di Joyce, Lucho Herrera, le antenne paraboliche, gli auricolari, la Comune di Parigi, le felpe senza maniche, le cinture, tutti i sex toys tutti, Windows Movie Maker, i dibattiti su Lucy, i bonsai, le tette, i mobili laccati, l’ABS, i mufloni, il fimo, la Playstation 3, le noci, i quadri di Mark Rothko, i suicidi, i musei delle cere, il brutto tempo, i braccialetti portafortuna, le rotaie, i portafogli, le costolette di maiale, le creme depilatorie, le sale vuote alle letture di poesia, il lunedì, la pizza più grande del mondo, l’Equatore, la democrazia, Alla ricerca di Nemo, le matite HB, i cioccolatini, il parquet, i nomi delle cose, le squadre di cricket, la noia, i bulloni, i tramonti, le tende, i cucchiaini da tè, le medaglie al valore, gli analfabeti funzionali, le canzoni degli Iron Maiden, le mamme, gli elefanti, le tombe dei Neanderthal, Roberto Carlos, Il vecchio e il mare, la sudorazione, le mascherine per lo smog, il gelato, l’abbassamento del livello del mare, l’incoronazione di Carlo Magno la notte di Natale dell’800 da parte di papa Leone III nella basilica di San Pietro in Roma, gli algoritmi, il cancro, le teorie di Karl Marx, la morte, l’obesità, la vendetta, Pechino, la masturbazione maschile, le poesie di Pablo Neruda, le cene, i nudisti, le ore 20:04, i panettoni, le migliori menti della fisica contemporanea, la statua del Cristo Redentore, le lanterne, la cocaina, le unghie finte, i gabbiani, le campagne contro il fumo, l’abusivismo, l’insalata, le chiavette USB, la Reggia di Versailles, gli yo-yo, gli indovinelli, i pianisti ciechi, tutta l’umanità tutta, le strisce pedonali, i lasciapassare, i droni, le lucciole, le rose, gli scandali politici, gli uomini che non credono al femminicidio, il corpo appeso a Piazzale Loreto in Milano di Benito Amilcare Andrea Mussolini, la muffa, gli omicidi, gli spigoli, le vacche, la birra, la musica da camera, le giacche a vento, l’influenza aviaria, i mattatoi, la forfora, i controlli all’aeroporto, la grammatica, San Tommaso, i macelli, la solitudine, le gomme da masticare, il cinema, i megafoni, i papaveri, tutto Star Wars tutto, gli esami di maturità, Nietzsche, la Coca-Cola, le parole, i mestoli, i videogiochi, gli orgasmi, Golconda di Magritte, i Maya, i contratti di lavoro a giornata, i padri, i serial killer, il clavicembalo di Wolfgang Amadeus Mozart, la fine, la fine, la fine, la fine. Eppure esisteva già almeno un candido bianco o un macchiato rosso o un deludente nero. Qualcosa si muoveva e niente, da lì in poi fu tutto creazione. Un dio gigante antropomorfizzato, un essere invisibile ad occhi peccaminosi, una luce immensa, lanciò molecole di niente contro altre molecole di niente con una forza tale da generare questo tutto indistruttibile, in continua espansione. Un caso fortuito, una sfortuna inevitabile, una novità imbarazzante, fece incontrare due molecoline di tutto a una velocità tale da generare questo niente friabile, finito e immutabile. Si sentì un suono, un rumore, un sibilo impercettibile e un tuono raggelante, ma nessun Plinio il Vecchio fu cotanto coraggioso da osservare meglio il fenomeno da vicino. «Io non rischio la vita per questo». E la cecità assoluta dell’Universo mantenne con sé il segreto. Più grande, sempre più grande, fino a toccare un colore che nemmeno l’arancione più falso riesce a descrivere, più grande e sempre più enorme. Di nubi si riempì il cielo, ma il cielo dell’Universo intero che non esiste bagnò con piogge torrenziali tutto il tutto possibile. Niente si spense. Perché l’ardore del nuovo era troppo violento. «Io voglio. Io voglio. Io voglio. Amore mio». Alla chiusura dei bestemmiatori nelle celle per l’isolamento dei monaci di clausura, il miracolo trovò la sua fine e il suo inizio. Un fungo atomico lanciò le sue spore verso la colonizzazione di nuove terre. Ed ecco qui. La Terra. Ferma. Una sfera. Un cerchio Giotto. Umido. Arido. Allora il dio che tutto vede e niente dice prese in mano un testo scritto vent’anni prima a quattro mani con un biologo. «Io voglio creare qualcosa, qualcosa che sia eterno e per cui il mio nome verrà per sempre ricordato e voglio che col passare delle epoche la mia tomba diventi luogo di pellegrinaggio e che tutti in morte mi amino come mai nessuno in vita fece». E le risate che si fece osservando quel suo ovulo fluttuante non lontano dalla stella. Dal lato opposto della galassia già un piccolo impero romano era in evoluzione e un comandante pronunciava queste parole: «Tu quoque, Brute, fili mi!». Ma niente era meglio che creare nuovamente. Allora assottigliò una lamina d’azzurro e la rese malleabile, poggiandola sulla piccola biglia. Una lunga fila di pianeti ruotava attorno a un corpo celeste furioso ed eternamente paziente. Il terzo era un lago gigante che tratteneva a gran fatica lacrime blu e sembrava sempre sul punto di cedere, lasciando cadere nel vuoto il suo poco possesso. E per secoli niente. E per secoli niente. E per secoli niente. Finché. Tu. Per prima.

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