La Poesie

Parlerò di te mia Eroina.

Ché di fare fuoco e grida,
altisonante è lo scopo
o mia la religione

Ché prostrato e vigile
raccolgo ancora sterpi
lungo volte di cieli incupiti

Che chiuse ed esplose,
curve contorte
dei miei accigliati steli,
non confortano dal gelo
al di là della parete

E poi,
gioie cicliche,
carillon esausti
in meccaniche concise

Lenti, a battere il miglior tempo,
tic tac toc cadendo dal cielo
come statue e gesso senza nome
od uccelli in gabbie variopinte cristalli

E tu;

Nuda, piedi leggeri poggiati
sopra piume del mio delirio.

Sangue nei passi
ed orme trascinate
in rivoli rappresi

Buio rammarico e tetro scuro nero,
tetro scuro nero, tetro scuro nero
della sconcezza deforme

Oh mia salvazione .

Estatica livrea in forme nobili
come carne candida al sacrificio

Ché d’ogni amara stilla raccolgo
fiori di Gelso, spremuta linfa
per un balzo, un balzo solo ancora

verso la liberazione.

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