La rapina

Giorgio, pallido come un cencio se ne stava con le mani sul volante senza saper bene cosa fare e Juan, neri ricci arruffati sulla testa da zingaro era occupato in una ripetizione di starnuti impestando la macchina con la puzza del suo alito malato mentre pezzi di muco giallo andavano a infrangersi sul parabrezza.
Che brutto affare.
Era successo la sera prima a Castel Volturno, erano andati a “caricare ” come ogni sera i loro 10 grammi di roba, ma suonato il citofono, al posto di Gabriel avevano aperto la porta quattro bestioni armati di mannaie e coltellacci che dopo averli pestati a sangue si erano fatti dare le seicentomila lire del carico.
Uno aveva preso Giorgio per i capelli mettendogli la lama alla gola -SEI UN INFAME TU? RISPONDI, BASTARDO! HAI FATTO ARRESTARE MIO FRATELLO?-
Giorgio lo guardava e balbettava piangendo che no, non era stato lui , non aveva fatto niente, si stavano sbagliando.
-E’ STATO IL PEZZO DI MERDA DEL TUO SOCIO? TAGLIO LA GOLA A LUI ALLORA!”
E Juan urlava terrorizzato che non aveva fatto niente, mentre un moccio giallo come quello dei bambini, gli scendeva dal naso.
Alla fine li avevano lasciati andare dicendo loro di non tornare piu’.
Erano schizzati dalle scale in un battito di ciglia e in nemmeno venti minuti avevano percorso i 50 km e piu’ che separavano il litorale Domitio dal loro paesino dell’interno .
Adesso pero’ erano nei guai.
Niente roba, né soldi per comprarla.
-Che facciamo? Il SERT quest’ora è chiuso e comunque se anche fosse aperto non ci darebbero niente, non siamo iscritti-.
-Non lo so, non ne ho idea, ma dobbiamo fare qualcosa-
disse rantolando Juan mentre cercava di non ingoiare saliva e vomitare sul cruscotto
Poi videro la salumeria di Concetta.
Concetta era una vecchia che si era arricchita aprendo quel che era stata l’unica salumeria della zona per anni, da quando i supermercati neanche si sapeva cosa fossero e sopravvivendo comunque al loro avvento vendendo sigarette di contrabbando .
Si guardarono.
Fu un attimo .
-Quella vecchia troia è piena di soldi, se riusciamo a fotterglieli, altro che dieci grammi! Ci sistemiamo! – girido’Juan con gli occhi che scintillavano per la rota e per l’eccitazione.
Partirono sgommando per organizzarsi verso casa di Giorgio, una vecchia azienda agricola dismessa, uno dei suoi milioni di fallimenti.
L’attività non era mai decollata e lui per sopravvivere era andato al Nord a fare il magazziniere in una delle migliaia di cooperative che forniscono manodopera alle logistiche ed ai corrieri espressi nella zona sud di Milano lavorando dalle 14 alle 16 ore al giorno, per poi scoprire, una volta tornato, la tresca tra sua moglie ed un “vecchio amico d’infanzia”.
Cosi’ aveva deciso di tornare a casa, mandar via sua moglie prima che gli fottesse quel poco che ancora non era riuscita a fare e cercare di ripianare i debiti che la maledetta, infognata nell’ero, aveva lasciato in giro. Ma l’unico modo per far soldi in fretta e facilmente era spacciare, almeno questa era la conclusione a cui era arrivato vedendo quanti soldi avesse buttato via la sua ex dolce metà. In effetti la cosa aveva funzionato, per un po’. Poi un giorno, spinto dalla curiosità, aveva voluto provare la “merce”
Che ve lo dico a fare, la fine di tutto.
In pochi mesi le sole cose che contassero erano diventati e la roba, la roba e i soldi. Prendere il carico, pagarsi il vizio e farsi fino a vomitare nel sonno, fino a ustionarsi le dita con sigarette la cui cenere sfidava, vincendola, la legge di gravità. E ricominciare. Vendere, fare i soldi, caricare e farsi.. E per farsi ci volevano soldi e l’unico modo per far soldi ora che non aveva piu’ “capitale ” era toglierli a quella vecchia di merda. Ogni volta che ci pensava cercava di trovare un motivo in piu’ per disprezzarla, qualcosa che legittimasse quello che stava per fare, qualcosa che lo facesse sentire meno vigliacco di come in realtà si sentiva, che facesse sembrarlo addirittura giusto e non l ‘ultima spiaggia di due tossici sfigati, come la voce nella sua testa continuava invece a ricordargli .
Entrarono in casa e indossarono delle vecchie tute blu, di quelle che i contadini usano quando puliscono le stalle e dei passamontagna, poi andarono nel vecchio fienile dove Giorgio teneva nascoste due Beretta 32 che un suo amico qualche tempo prima gli aveva chiesto di tenere.
-Togli i caricatori, almeno andiamo sicuri di non far male a nessuno-.
-Ok, pero’ ce li portiamo – Rispose Juan avviandosi all’ auto.
Arrivati a un paio di centinaio di metri dalla bottega spensero i fari parcheggiando in mezzo ad un vecchio recinto.
-Ok, ci siamo; adesso appena arriviamo entri ed io aspetto fuori a tener d’occhio la situazione- .
-Non se parla, ciccio, si entra insieme che se arriva qualcuno riusciamo a tenerlo a bada, senno’ entri tu e vaffanculo!-
-Cos’è, hai paura?-
-Io almeno lo dico e non trovo scuse del cazzo per non entrare-.
Giorgio arrossi’ di rabbia e di vergogna.
Arrivati alla porta presero le pistole.
– Hai tolto il caricatore? Vediamo di non fare cazzate- .
-Ok, tolto- .
Il campanello di avviso suono’ e la vecchia comparve.
Appena li vide con le pistole in mano ed i passamontagna, caccio’ uno strillo fortissimo, poi si interruppe, come a voler riprendere fiato e ricomincio’. I due non sapevano che cazzo fare e continuavano a guardarsi, poi Juan corse verso la vecchia, le si piazzo’ alle spalle coprendole la bocca con una mano, ma lei gliela morse, poi scatto’ con la testa all’indietro colpendolo sui denti.
Juan si abbasso’ e senti’ il sapore del sangue in bocca, la vecchia corse verso Giorgio che la guardava imbambolato e gli tiro’ una sberla, poi riprese a gridare mentre gli afferrava il passamontagna , sfilandoglielo; Juan riapri’ gli occhi e la tiro’ via da Giorgio strattonandola alle spalle, col risultato di farla urlare ancora piu’ forte.
Una sirena a Porto Marghera, le trombe del coprifuoco, l’annuncio dell’ Apocalisse.
Che stronzata.
Scapparono fuori .
Juan dimentico’ i gradoni che c’erano all’uscita e capitombolo’ fino al cemento del cortile.
Giorgio raggiunse l’auto, fece per aprirla ma si rese conto di aver perso le chiavi.
Intanto alle urla della signora si erano mescolate altre voci di gente evidentemente richiamata dal casino .
-Cazzo, non trovo le chiavi!-
Juan raccolse un sasso e sfondo’ il finestrino, apri’ la macchina e dopo aver armeggiato coi fili sotto al cruscotto mise in moto.
-Sali ,cazzo!-
Giorgio non si fece pregare e salto’ a bordo mentre l’auto già sgommava.
Juan guidava col naso tumefatto e sanguinante, Giorgio si guardava allo specchio la faccia piena di graffi, mentre l’aria gelida di Dicembre entrava dal finestrino assordandoli.
Nessuno parlava, ma ognuno pensava fosse colpa dell’altro. In fondo si odiavano, come tutte le coppie di lungo corso, perché in fin dei conti questo erano, due mariti nell’harem di madama eroina costretti alla reciproca sopportazione in cambio di mutuo soccorso ove ce ne fosse bisogno, finalizzato sempre a quell’orgasmo: Quello di quando la nuvoletta rossa compare nella siringa, quando lo stantuffo ti mette in circolo e scorri insieme al sangue nelle tue vene.
Si’, si odiavano. Ma erano troppo stanchi anche solo per pensarlo. Era tutto cosi’ insopportabile ora.
Si fermarono per darsi il cambio alla guida e Juan si rese conto di non aver piu’ gli incisivi.
Mancavano due giorni a Natale.

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