Le corolle non si aprono
in attesa dell’abiuro. Abbiamo rinnegato il confine
fra il mento e il petto, perso il sostegno delle pietre sterili
che ci nutrivano. Siamo falsi
dipinti; nudi malfatti
senza cornice. Arrenditi. La stoffa lisa
continuerà a brillare
come un vetro
incastonato nel fango
2 Comments
Bella poesia piena di disinganno e di coerenza con il nostro essere, soprattutto là dove fai riferimento alla fisicità (che poi si riflette sulla mente). Mi sarei aspettato un perdere il confine tra la mente e il petto piuttosto che tra il mento e il petto, perché se il petto è sede di qualcosa di umano, il mento è vuoto se non nell’espressione “con il mento in avanti”. Un abbraccio.
Scegliendo l’immagine del confine fra il mento e il petto non pensavo in effetti ad un contrasto – ad es. fra l’umano ( il petto) e qualcosa al suo opposto – quanto piuttosto ad un atteggiamento ( “tenere il mento sul petto”) che denota pudore o riserbo. Grazie per la lettura e per l’osservazione. Ciao Marcello, abbraccio ricambiato 🙂
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