L’approdo

donna nel baule e specchio in mano

Il gravame del giorno ha luci smesse

e un torace color carne riempito con la gomma. Quella

 

dei fiori dipinti, sai

è una lenta agonia. Nessuna traccia

 

d’azzurro, nella pagliuzza ocra

a reggermi la lampada di notte: il buio mi traghetta

 

sui detriti di una corsia qualunque

spinta da grosse mani senza nome. Dalla fessura

 

vedrò la polvere, cieca come una preghiera

coprire le bambole e i lembi di cera

rimasti appesi

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