Il gravame del giorno ha luci smesse
e un torace color carne riempito con la gomma. Quella
dei fiori dipinti, sai
è una lenta agonia. Nessuna traccia
d’azzurro, nella pagliuzza ocra
a reggermi la lampada di notte: il buio mi traghetta
sui detriti di una corsia qualunque
spinta da grosse mani senza nome. Dalla fessura
vedrò la polvere, cieca come una preghiera
coprire le bambole e i lembi di cera
rimasti appesi