Lasciami fuori dai bar del centro,
dai vestiti eleganti,
dai cocktail annacquati.
Lasciami fuori dalle discussioni
che si trasformano in propaganda politica,
in nostalgiche celebrazioni del
pensiero dei tuoi genitori,
che virano pericolosamente a destra
senza mettere la freccia.
Lasciami fuori dagli abbracci coi pugnali,
dai baci a tre kilometri
per non rovinarti l’intonaco del fard,
dalle tue considerazioni
sul fatto che mi trovi in ottima forma.
Lasciami fuori dal mondo del lavoro subordinato.
Lasciami fuori dall’universo del leccare il culo al padrone.
Lanciami fuori dal finestrino di un auto in corsa,
come una sigaretta accesa che si frastaglia e si deflagra
e illumina di arancione la sua parabola discendente
destinata allo schianto.
Lanciami lontano, ruota il polso e fammi rimbalzare
quante più volte riesci,
sulla superficialità delle onde quotidiane.
Lanciami male, come uno sputo sulle scarpe.
Lanciami distratto,tanto non ti importa.
Lasciami ancora fuori, come uno scherzo, come un’attesa,
come le lavagnette fuori dai ristoranti,
con scritto addosso solo ciò che vuoi leggere.
Lasciami distante e offuscato.
Lasciami come un riflesso.
Lasciami ancora capace di non influenzare le tue scelte.
Lasciami ancora sospeso come l’indecisione perenne
che mi porto appresso.
Lasciami di nuovo vuoto dai pensieri plurali.
Restituiscimi la mia voglia di farla finita.