Le Zagare

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Le zagare,
han schiuso il loro frutto.
L’ho visto lì immobile
in tutto il suo profumo

Le zagare,
non han perdonato i bambini
e sono schioccate le arance
al di sopra delle teste molli

E sopra gli alberi, inutile dire che:
Budda_Hare_Jesus transitava
ed anche aleggiava [perché no!?]
Leggero come trasparenza antica
con il suo occhio fisso ma neutro,
fermo quanto marmo sopra il sangue
e sui sandali sparigliati chissà di chi

E quella polpa, succulenta polpa
esplosa – negli occhi bovini ed increduli
ancora ringrazia, d’una corsa e del sudore
misto a gioia
Ché le zagare, mai avevan piagato
la quiete nelle città del Nord Atlantico
Ché le zagare han il solletico e grilletto
e sparano, le zagare

Ed ora, ora sopra i corpi, i petali
Bianchi e lillà, sembrano lacrime
Poiché le zagare, piangono come
coccodrilli, piangono e mangiano
i figli

Ché non si debba dire infine
che le zagare non abbiano un cuore.
Che gli avvertiti d’avvertimenti
non abbiano colpe – che tutto
ogni cosa, perfino i fiori
Non stiano andando velocemente
in malora…

 

 

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