Letture incrociate: Catia Dinoni su Massimiliano Moresco

Somiglianza

 

Una carezza essere portati via

dentro polluzioni d’ali,

rimanere su striature secche

quando il piombo mangia la saggezza.

Chiamarsi plausibile

perché si è ciocchi

d’ottani a bruciare,

basta sgualcire la vena

per aprirsi a vanvera.

 

È così intimo interrogarsi

sulla pazienza dei fondali

sembra un attrito d’alghe

l’iride quando chioccia nella fantasia.

 

Ho potuto sellare l’amore

emulando l’accumulo di legna

quando secca schiocca

a briglie sciolte

accendendo un fiato

 

e nella cenere rimasta a danzare

saperti d’acciaio, modellato

a mia immagine e somiglianza.

 

Avvicinarsi alla poesia di questo autore richiede impegno e un certo distacco dalla realtà, anche se il reale è ben presente nella sua scrittura creativa. Con distacco intendo dire, mettere per un attimo da parte quella parte razionale che ci abita per lasciarsi inghiottire dentro un cosmo intimistico che oserei definire come il suo flusso di coscienza. Seguendo l’autore oramai da tre anni azzarderei che lo stile per certe sue caratteristiche si avvicina ad un tipo di poesia cosiddetta modernista, per il tipo di linguaggio che si affianca a registri linguistici appartenenti a strati sociali e culturali diversi, affinando così la tecnica espressiva e d’impatto (l’ossimoro, le argomentazioni contraddittorie, le paronomasie, complessi agglomerati metaforici) che creano ambiguità e sospensione tra ragione e impulso visionario. Ciò che ne emerge è quindi una poesia particolareggiata con acutezza d’ingegno, curata con dedizione sotto l’aspetto musicale, dove ogni verso si armonizza perfettamente nel suono e nella fluidità, cosa di cui l’autore è alla continua ricerca. Mi soffermo a questo testo in particolare: Somiglianza. Un esempio concreto della tecnica che l’autore usa per riportare la trasposizione dell’elemento interiore per poi collocarlo in modo preciso sotto lo sguardo del lettore in una veste ricca e stimolante nelle immagini, il gioco stesso delle parole è cercato, questo rincorrersi di ossimori che vanno a delineare un vero e proprio viaggio “facciamo l’uomo a nostra immagine conforme alla nostra somiglianza” che mi riporta alla memoria un passaggio scritto nella genesi: Dio formò l’uomo dalla polvere e gli diede vita condividendo il Suo stesso respiro (Genesi 2: 7), e in quanto uomo, unico fra tutte le creature di Dio, avendo sia una parte materiale (il corpo) sia una parte immateriale (l’anima/ lo spirito). Ora, senza nessuna presunzione nell’accostarsi a l’immagine e somiglianza di un Dio ( ne siamo ben lontani dagli effetti ), trovo interessante invece il significato che si vuole sviscerare da tutto ciò, vale a dire quel tipo di somiglianza che porta a raggiungere un livello mentale, morale e sociale più elevato. Di conseguenza il sogno; quello di riuscire ad evitare la staticità, spostandosi appunto verso il plausibile, ponendosi con mente aperta senza quell’ambiguità di cui l’uomo spesso si ciba andando così a mortificare il ruolo stesso all’interno della società moderna.

Una carezza essere portati via

dentro polluzioni d’ali,

rimanere su striature secche

quando il piombo mangia la saggezza.

Poi, successivamente a riprendere confidenza con la parte malleabile del proprio io che forse era rimasta assopita, interrogandosi su come e dove smussare le incongruenze, onere che indubbiamente comporta un grosso lavoro su se stessi. Significativa e pregna nel suo significato la strofa:

Ho potuto sellare l’amore

emulando l’accumulo di legna

quando secca schiocca

a briglie sciolte

accendendo un fiato

Ecco a ritrovare queste figure (ossimori) dove l’autore gioca amabilmente con le parole e con il concetto dell’opposto. Nulla si trattiene in definitiva, ma, è per certi versi la libera scelta di condividere o meno un percorso d’istinto che riconduce al primordiale, e qui ritorno al concetto iniziale, l’individuo che cerca di riunificare una natura trinitaria; mente-morale-sociale. e nella cenere rimasta a danzare saperti d’acciaio, modellato a mia immagine e somiglianza Infine la chiusa dove tutto si compie, ossia l’immagine originale, l’amalgama che porta ad una totale fusione, riconsegnando un’entità integra.

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