L’intracardiaca non serve

4y2yE’ che da un po’ di tempo ho smesso di guardarmi

intorno, per paura di liquefarmi sulla ringhiera

 

e di finire i miei giorni fra le chiacchiere da baraccone

le teste ossigenate e gli svolazzi anemici delle lenzuola

 

che s’ostinano a bucarsi; in strada gli occhi bassi

mi evitano la vista penosa delle calze, degli accattoni

 

e dei braccialetti coi santini arcigni fra le pieghe molli

dei polsi: ma come tutto è tedio, come affonda presto!

 

L’adrenalina, dal canto suo

infiacchisce il sangue, e fermenta lentamente.

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2 Comments

sono rimasta un pò a pensare sul secondo verso quando stacchi L'”intorno” e fai pensare al lettore a lettura svelta che è il te stesso che non guardi più. Poi riviene l’intorno e la ricerca di eccitazione come una cosa lenta da assaporare piano in mezzo un mondo che presto si consuma, questa la sensazione che ha lasciato a me, forse oltre o divergendo dal tuo intento, non so. Buffo come ogni volta che pubblichiamo una poesia essa prenda vita propria negli occhi di chi legge, vero?

Assolutamente si, cara Annamaria, e secondo me sta proprio in questo il fascino della poesia: come un quadro, essa si dipana dinanzi agli occhi dell’anima di chi legge in immagini che parlano una lingua propria e che si connettono in modo di volta in volta differente, creando una sinergia unica con il “sentire” del lettore e con il suo personale vissuto. Mi è piaciuta moltissimo la tua chiave di lettura, che rispecchia in parte ciò che volevo trasmettere. Grazie di cuore.

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