Non ho ricordo
del come di queste cicatrici
pesanti poco più
della distanza tra la terra e dio,
né del perché di questo corpo tondo,
equivalente
a Tashunka Witko
ammansito dalla baionetta di un viso pallido,
so quel che so:
so che la ragione non mi appartiene,
che è la tua,
che ti piace masturbarti con essa
al lume della tua sicurezza
insipida, con cui ti abbuffi
per poi vomitarla
su ogni umana disfatta,
–
no, non io,
non aspetterò
che il gallo canti tre volte per rinnegarti,
no, non io,
non per te,
né per la certezza matematica
del due più due,
–
ti lascio dove sei,
cullata dai tuoi allori,
verdi come il viso che mostri
al mio lato B.