LE NON-STAGIONI CENTODUE ANNI FA

A gambe strette col vestito giallo

Un tailleur di centodue anni fa

Si guarda intorno la Signora

E con lei altre centodue Signore

E stanno attente

Oh sì

Stanno attente con le scarpe

Gialle come i vestiti di centodue anni fa

Stanno attente all’abbaio dei cani

E alla loro bava

E al monocolo dei loro Signori

Che stanno attenti anche loro

Insieme ai loro nipoti

Jeans e maglie rosse

Tubi sigarette

Denti d’oro

Stanno attenti

Micro cervelli per telefoni

Che s’illuminano nel buio della notte

Senza libri e senza soste

Stanno tutti attenti

Alle bave

E ai ringhi

E centodue anni passeranno

E credetemi passeranno in fretta

E il TG dice che

‘Dal centro Nord il maltempo Scenderà fino in Calabria’

E a noi ora non importa l’inferno in cui viviamo

Perché il marcio continuerà a scivolare

E noi aspetteremo a bocche larghe

Come Arenas, che oggi

A pagina ventitré cagava un verme rosso

E si masturbava guardando gli altri

Ragazzini tuffarsi nel fiume

E noi lo vorremmo questo fiume

Li vorremmo lasciare

E far diventare liquidi

Questi cervelli-telefono

Di cui tutti parliamo

e che abbiamo al posto delle

natiche

e delle labbra

e ci facciamo continui elettroshock

e non conosciamo il divertimento

perché siamo alligatori volanti

modificati da noi stessi

stando attenti, sì

Ché io c’ho scritto anche

Un racconto

Si chiama Elefante Estelar

E non è dedicato all’uomo

Stando attenti, sì

Per centodue anni

Come le signore vestite di giallo

Che hanno cambiato il clima

Applaudendo dentro

Teatri

Ché i teatri li amo anch’io

E Brahms lo sa

mentre mi passa qualcosa sottobanco

ma la foresta pluviale

passa attraverso moscerini

e non conosce stagioni

un’unica estate

valanghe di lacrime

ogni notte

sole umido su tutta la terra

che ha applaudito anche lui

sotto palazzi che stanno

crescendo

raschiando il cielo

aprendo le nuvole per farne

cadere pioggia inesistente

per farne cadere,

credetemi, senza licenza poetica,

per farne cadere

sul serio

e veramente sul serio,

uomini con zappe e foglietti

dentro le giacche

e migliaia di giacche

pronte a dare ordini

a migliaia di schiene

che distruggeranno

scimmie dagli occhi lucidi

che saltano da un albero ad un altro

e alberi secolari

che ci impiegano una vita a cadere

e pregano

creandosi divinità dalle

sembianze Animali

pregano con foglie verdi

e tutto il resto

pregano con la voce rotta

sotto la pioggia della foresta pluviale

che piange per forza ancora e ancora

col visto squarciato

pregano che noi iniziamo a capire

senza sogni, sul serio, senza sogni

che per centodue anni

o giù di lì

hanno Pianto per il sole

di un giallo vero

senza distruzione

senza fuoco

senza gli animali peggiori

senza l’Uomo

che si guarda intorno

E con lui altri centodue Uomini

E sta attento

Oh sì

Sta attento con le scarpe

Gialle come i vestiti di centodue anni fa

Sta attento all’abbaio dei cani

E alla loro bava.

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