OPZIONI DI SCATTO

Il mio nuovo cellulare è dotato di una fotocamera da 16 megapixel di risoluzione, zoom ottico 10x, flash xenon e stabilizzatore ottico. E’ soprattutto per queste caratteristiche che l’ho scelto. Mi piace da morire questa possibilità di fissare in immagini tutto quello che vedo in qualsiasi momento ne abbia voglia, come se avessi una vera e propria macchina fotografica al posto degli occhi. Purtroppo sfortuna ha voluto che nel mio nuovo acquisto sia insorto subito un problema: pareva che con tutti i soldi che ho speso mi fosse capitato un modello difettoso.
Me ne sono accorto praticamente subito, appena ho tirato il telefono fuori dalla scatola, ho montato la batteria, e ho provato la fotocamera. Mi sono affacciato dalla finestra e ho fotografato la folla che passeggiava sul marciapiede nell’ora di punta. C’erano uomini soli appena usciti dal lavoro con la valigetta in mano, coppiette, donne che guardavano le vetrine gustando il gelato, famiglie, mamme con il passeggino, qualche bambino che correva inseguito dal richiamo dei genitori. Di tutto ciò sul mio grande schermo luminoso e lucido non ho trovato nulla. Ombre sfumate, una donna molto nitida che camminava a viso chino, qualche bambino. Incredulo ho chiamato la mia famiglia, li ho messi tutti in posa e ho scattato. Di mia moglie si vedeva meno della metà, mia figlia Laura, di sedici anni, era come se non ci fosse nemmeno. Gli unici che si vedevano con chiarezza erano Luca, il mio bambino di sette anni, con il suo sorriso sdentato, e mio padre, ma solo la faccia, con la sua aria perduta dietro al libro che aveva appena dovuto interrompere.
Va da sé che sono subito tornato al negozio. La commessa mi ha ascoltato e poi ha chiamato un signore che mi ha fatto ripetere tutto, ha preso in mano il telefono e ha fotografato un grande poster che pubblicizzava le ultime offerte telefoniche. Sul bello schermo è apparsa la riproduzione perfetta dell’immagine fino alla più piccola scritta. Allora io ho replicato qualcosa e il signore mi ha chiesto di fare io uno scatto, per vedere come facessi, nel caso, chi lo sa, magari sbagliassi qualcosa. Io ho inquadrato la vetrina piena di cellulari e l’immagine è venuta alla perfezione. Il signore ha sorriso e mi ha ridato il telefono.
Sono uscito dal negozio scuotendo il capo e ho preso a camminare verso la macchina con il mio telefono in tasca e il sacchetto con la scatola in mano. Non è passato molto che la tentazione di fotografare, mi ha preso di nuovo. D’altronde è più forte di me, l’ho detto all’inizio.
C’era un gruppo di sei o sette signori eleganti che avanzavano tutti uno a fianco all’altro parlando tra loro con le cravatte al vento e dietro il fronte del porto. Una bella immagine. Di quegli uomini non ho trovato nemmeno una traccia nel mio scatto. Solo il profilo delle gru e dei container in lontananza e il cielo nitido d’inverno.
Allora ho cominciato ad allarmarmi e ho preso a fotografare tutto quello che vedevo come preso da una frenesia inquieta.
Un bambino con un cane. Un uomo e una donna seduti ai tavolini di un bar. Due ragazzi che stavano su una panchina e parlavano tra di loro guardando ognuno il proprio telefono. Un barbone che mangiava con il cucchiaio qualcosa da una lattina. Quattro persone dentro un’auto ognuna con lo sguardo rivolto in una direzione diversa. Due anziani che litigavano. La piazza principale della città che brulicava di passanti. La folla degli impiegati che sciamava dagli uffici della regione.
E ho scoperto che, con l’eccezione di poche immagini isolate, le mie foto erano tutte vuote. Stavo fotografando una città deserta.
Con il cuore che batteva all’impazzata ho voltato la macchina verso il mio viso e ho premuto il pulsante fino a sentire lo scatto. Neanche di me c’era segno visibile sullo schermo. Solo i palazzi dietro, con le facciate sbiadite dal tempo.
Allora mi sono seduto e con la mano che tremava ho cominciato a scorrere il menu della fotocamera.
Ho esaminato tutte le opzioni e alla fine ho trovato l’inghippo. Era tra la modalità “ritratto” e quella “paesaggio notturno”. “Love cam” si chiama e permette il “riconoscimento del volto, l’illuminazione ottimale con filtro colore e bilanciamento del bianco, di chi è mosso da amore, dà e riceve amore”.
Maledetti aggeggi troppo complicati.
Ho deselezionato l’opzione e con grande sollievo tutto è andato a posto.
Mi sono subito fatto un autoscatto molto simpatico, ho fatto centinaia di ritratti alle persone per strada e, appena arrivato a casa, ho realizzato una bellissima foto della mia famiglia che mi fa ancora adesso da screensaver sul computer.

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