Quattro vedove intorno al tavolo
nel deserto
accanto all’aereo dei prigionieri
noi tenevamo la rivoluzione anno 3030
nello spago rosso e nei sacchi a pelo
quando camminavamo per le strade
accanto ai palazzi senza porte
ai tetti esplosi come lattine
i mitra si erano estinti cinquant’anni prima
della terza guerra
e per difenderci ci eravamo infilati
nelle tane delle prostitute afgane
i loro veli erano come venti che ci portavano
in regioni dello spazio senza nome
e noi eravamo due ragazzi ossuti
appesi come ciondoli alla fuga incondizionata
della Resistenza
avevamo fatto a meno del sonno
e portavamo sui polsi i bracciali di ferro
di Mizar
così chiamavamo la nostra divinità azzurra
gli alberi non smettevano di gettare le loro teste stravolte
e quella volta in cui avevamo sentito parlare dei frutti
le avevamo baciate una ad una
fino a vomitarne la morte
E adesso eccoci intorno al tavolo
io e te con la faccia sporca
accanto a quattro vedove
stiamo osservando lo spago rosso
mentre il patibolo aspetta le nostre ombre
fino a che avrà modo di spezzarle in due parti
e farle cadere come torri di carta
intanto il canto portoghese del nostro boia
ha ricoperto la stratosfera come etere
e noi l’abbiamo capito
e non abbiamo saputo far altro
che unirci a lei.