Passage

né ricordi né oblii, né questi nomi che cercano di comparire e poi scompaiono che se l’inghiotte il vento; e neanche un rumore di foglie sotto i piedi neanche un varco, dissolta l’aria in un vapore d’oro: mi tocca ripescare dentro l’ozio, finire la parola estate o prolungarne il vizio a sera nei gelati al limone che fanno più tonda la luna, più sfocata l’arte di vivere: un ricomponimento generale dopo il tempo, appena tocchi la parola tempo e scende un vuoto oltre la linea rossa, azzurra;
ed è il profilo d’ambra dei tramonti tutti, fotografati ad est d’una parola, a nord;
sospesa senza peso la noia non cade, si fa come una sua tristezza dipinta a mezzocielo e varia nel suo variare d’ombre: di casa in casa, negli scambi di treno, tra pelle e pelle, per ciascuna valigia lasciata in volo con dentro i rumori del mare.

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