Patrizia Ensoli

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Patrizia Ensoli nasce e cresce a Firenze, città del grande poeta e scrittore Dante Alighieri.
La sua vita rimane radicata alle origini fiorentine e si fonde in giovane età a quella del compagno di vita dando luce giovanissima ad una prima figlia e poi in età più matura alla seconda.
Dedica completamente se stessa alle figlie seguendole negli studi superiori ed universitari e nella vita di tutti i giorni, ne parla agli altri spesso e amorevolmente riferendosi loro come a due “preziosi diamanti”.
Fin dalla tenera età s’interessa alla poesia e alla letteratura in generale, all’astronomia e alla fisica.
La vena letteraria e poetica rimarrà racchiusa segretamente dentro la sua persona finché, come un fiume in piena, straripa all’improvviso senza nessun preavviso un giorno d’inverno di quattro anni fa…
Così tutti gli stati d’animo, celati nel cuore tanto a lungo trovano finalmente uno strumento magico per raccontarsi e raccontarci la sua interiorità, nelle sue molteplici forme ed ispirazioni.
Personalità duplice e in continuo conflitto prende forma in una variegata e talvolta dissonante gamma poetica ricca di metafore e doppi sensi…
Introversa e solare, riservata e amica sincera, prigioniera e farfalla variopinta, terra e acqua di sorgente vive in bilico tra l’essere e il non essere, tra il dare e l’avere, lei è e non è tutto ciò che il lettore vorrebbe…

Più di 370 poesie sono raccolte e pubblicate nel sito “Scrivere” dalla stessa autrice, che continua nella stesura delle stesse.
Partecipa al concorso “Scrivere 2012” vincendo il primo premio nella sezione amore con la poesia dal titolo “L’immortale fiore”.
La sua personalità poetica si sta estendendo ed è sempre più presente e apprezzata all’interno di vari ebook presenti nel web.
“Amica mia” e “Ombra d’acciaio” inserite nell’antologia “Poesia sotto le stelle 2° edizione” pubblicata nelle librerie a luglio 2012.

Pagina personale di Scrivere….  http://patriziaensoli.scrivere.info/

 

• L’impiccagione degli angeli
E poi la pioggia
mirabile, indifferente ad ogni pena

… e non parlano d’amore i prati
quando nei fossi giace l’acqua

intanto
il mondo dorme
perdendo la completezza data in dono
nell’incantesimo malefico
che nell’aria ristagna e incanta

assenti agli occhi
piovono sul mondo fantasmi d’ombre
ricamando con punte di stelle
ragnatele sulle idee sopite

_ nell’apatia muoiono gli angeli _

≈≈≈

• Dimmi barbone

Se scrivessi nel silenzio
l’indifferenza della gente
sentirei tagliare i sassi con lo sguardo
affogando
nel cartone
un pagliericcio di rifiuti

ma l’erba è rotta
e la pietra sogna

Dimmi …

dov’è che vaga la tua mente
a ciò che eri
o al tempo assente?

Ci sono giorni nelle mani
uccisi nei ricordi

Negli occhi che non guardo
sai
temo di ritrovar me stesso…

Son occhi d’ombra
normalità perduta

In disparte da voi
in disparte dal mondo

_ io ero _
_ sono _
_ e sarò _
quel pianto dissacrante
la spina dentro al fianco
ma rido
ancora

mi aiuta a respirare
senza più pareti
e  niente d’arredare

≈≈≈

• Signora del vento

Quattro stelle e un sorriso accennato
controluce di un asta al timone
un vestito di tela cerata
tacchi a spillo di legno di quercia
la rotta s’inverte
nella stiva di biscotti e cannella
in grembiuli di lucciole in tasca

Ti trovi donna
fra soffi e catene

primavera di un Estate che nasce
su tristezze seminate lontano
la forza di spiga nel cuore
baricentro e cometa, di un viaggio infinito

Tu

suddividi davanti all’uscio riverso
la violenza di un tempo nemico
e in quella bellezza pari a una stella

“Sei “

parziale somma di potenza nell’ombra

≈≈≈

• L’ombra del tempo

Quella casa nel vento
una bolla nel silenzio
la sua storia, la mia stanchezza
via lattea delle mie paure

profonde come un taglio
disperate come la malinconia
atroci come la mancanza

viale che conduce al bosco
orizzonte cosmico del mio intelletto

Prostrazione antica
in quelle stanze di ore oscure
senza più cornici alle pareti

impolverata vago solitaria
accoccolata fra le mie braccia
in lento sfiorire in polvere d’ossa

levigate e addolorate
nelle ombre troppo lunghe
fra i rimpianti e sogni infranti
si sbriciolano i pianeti

un duplice silenzio fra le persiane chiuse
incatenate lacrime fra i miei capelli
s’impastano al destino

di stelle spente e mani stanche

≈≈≈

• Mattino d’inverno

un bouquet nel vento
novella illusione stretta fra le mani
al confine di una rugiada fresca

contando le onde d’ introverse aurore
immortale la parola
di deserto fiore

Amore

dunque scrivi
nella falce dei tramonti
germoglianti albe
abbandonate nel respiro

e tarda l’emozione
in un passo triste
portamento di maestrale nella landa
quel pugnale rosso

che la tua lingua muove

Commento Alba Gnazi

Poesie che vanno lette nel silenzio. Vissute con la discrezione che richiede l’entrare in un luogo protetto, come le quinte di un teatro, il retrobottega dell’anima: in punta di piedi e col respiro sottile.
Cinque pezzi in cui l’impeto della poeta viene contenuto a malapena, dilatato dal lessico elegante, essenziale; in cui le descrizioni delle atmosfere interiori non solo sono metaforizzate dai frequenti richiami alla natura circostante, ma anche veicolate da una versificazione per incisi – vere e proprie confessioni a cuore spalancato, fuor d’ogni patetismo, ché la poeta convoglia e converge i moti interiori entro un’analisi dettagliata (spietata) del proprio esser-si e sentir-si. L’esser-si e sentir-si squisitamente femminili, quella femminilità tenace e trasparente che fa delle ombre e degli elementi:

un bouquet nel vento
novella illusione stretta fra le mani
al confine di una rugiada fresca

contando le onde d’introverse aurore
immortale la parola
di deserto fiore
(da Mattino d’Inverno)

degli astri:
piovono sul mondo fantasmi d’ombre
ricamando con punte di stelle
ragnatele sulle idee sopite
(da L’impiccagione degli angeli)

del viso stanco di un clochard:

Son occhi d’ombra
normalità perduta

In disparte da voi
In disparte dal mondo

_io ero_
_sono_
_e sarò_

quel pianto dissacrante
la spina dentro al fianco
ma rido
ancora
(da Dimmi barbone)

specchio e risposta – provvisoria e mai scontata – alle domande ineluttabili che pone e si pone. Passaggi e frammenti di un errare solitario dentro e sopra ai ritmi del mondo; soprattutto, entro certe zone impraticate dell’Io, cui ben poco sfugge; Io che si ricerca, talora spezzando i ritmi e alterando le percezioni, attraverso alfabeti non scritti da altri, attraverso letture spesso ossimoriche della realtà e delle memorie personali che sovente si stagliano come un (ineluttabile) accidente di percorso, che perorano le proprie cause e non concedono dilazioni:

Prostrazione antica
in quelle stanze di ore oscure
senza più cornici alle pareti

impolverata vago solitaria
accoccolata fra le mie braccia
in lento sfiorire in polvere d’ossa
(da L’ombra del Tempo)

E come tutti, e più di tutti, la poeta avverte il richiamo di certe voci, considera essenziale e degno d’ascolto ogni singolo battito, ogni impulso, ogni circostanza: dalla goccia che cade allo sguardo distratto d’un passante alle rivoluzioni cosmiche: tutto accoglie e racchiude entro (personalissimi, originali) spazi intimi, consapevole dell’immensa ricchezza che è chiamata a vegliare e che celebra, con canti e monologhi e toni spesso quasi epici, coi ritmi e il portamento di maestrale nella landa
quel pugnale rosso

che la tua lingua muove.
(da Mattino d’inverno)

Rosso il pugnale, come la vita, l’amore, l’essere/essersi, le consapevolezze simmetriche del proprio sentire, le asincronie che danno credito a nuove interpretazioni, la voce portentosa di poeta – donna, madre, femmina, elemento -che ineffabile, in un grido e in un sussurro, disillusa e speranzosa, si leva, mai stanca e scoraggiata, ‘’parziale somma di potenza nell’ombra’’ (da Signora del Vento): sintesi del divenire, perfetta imperfezione, ricerca e rinascita: come la poesia (anima del/della poeta) e il ritmo interno che la muove – come deve essere, come è giusto sia.

1 Comment

Mi piace porre in rilievo la poesia “Signora del vento”, forse perchè in essa mi riconosco, in essa è “la donna”, “tra soffi e catene…./ la forza di spighe nel cuore/ baricentro e cometa, di un viaggio infinito”..”.Parziale somma di potenza nell’ ombra ” . C’ è qui davvero tutta l’ essenza della donna : baricentro e cometa. Molto bella.

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