Sulle cornici della pendenza
sostavo frontespizio
all’infinitudine del fiume
che tagliava visioni d’occhio
su panorami immutabili.
Foggiavo colline, strade,
pile di nubi sparse
fra tapparelle diradate
ed i colori incollati nel cielo
trasudavano a stille
leste cavallette indiate
dall’onta disdicevole.
Assistevo alle braccia
racchiuse sul petto
ma la brezza,
che dal basso saliva,
le sciolse nell’aria
dislocandomi nell’incertezza.