in scenari più scialbi
di appartamenti ammobiliati sfitti
con te dentro che chiudi
una cassa da morto
mentre fuori è di nuovo verde, il prato
e azzurro il cielo sempre un po’ più in là
*
Parlo da sola
del ritrovato
nella scatola chiusa
mentre dormivano
tutti.
E ancora dorme
quella parte di mondo diamantino
che finisce in discesa negli scarichi
perso
da qualche dito
da qualche scrigno segreto
*
Venivo a te
ti risorgevo nelle mani
e dalle mani poi
mi disperdevo – spirito di rosa
paura della spina in coda d’occhio
così che tu
potessi anche morire – senza nesso
senz’anello di congiunzione
*
E allora tu non dire nulla
e allargati, acqua che risorge
che sul finire lento della forza
lambisce gli ultimi granelli
dove sono legati pesci e baci
conosciuti al profondo
gioco d’assurdo noi.
Ancora un’illusione
di mare in buca…
Non dire nulla a queste stelle
se cadute mai identiche
e senza posa
senza fine
sul ghiaccio liquido degli occhi
qui sotto a me
da queste mani
godono brevi
i lampi
*
Io e il viaggio
pendolari distratti
a piedi su disegni
che all’alba si distaccano
dal ricalco dei prototipi
con tutto l’amore dai contrariati
e dagli schemi a china che
ci facevano delineare
basi per voti sufficienti.
Non ci bastiamo
neanche quando il sole ci abbacina
e il cielo si sfonda
in un viola assurdo.
Così si va
io e lui
e nulla pare all’occhio più discreto
ill: Alexandra Kern