Pioggia in lattina

Pioggia in lattina col ventidue percento
di acido in più scagliato contro isole alla deriva
di tesi scientifiche invase dagli aerei militari,
terremoti intelligenti sopra le colonne
dei quotidiani ma nessun giornalista rimane ferito
durante il crollo, assurdo, devi cascare
e cascare male e romperti la falangina.

Pitture rupestri nei cessi pubblici tramandati
alle generazioni future dopo il grande zero che
ci attende, le arche di noè si spiaggieranno ancora
contro le onde degli orgasmi precoci delle guide spirituali
mentre i bambini cantano vivisezioni emotive
e lobotomie dell’anima.

Reincarnazioni di uomini in topi che bussano alle
finestre delle nostre anime, squittendoci un ehy ti
ricordi di me?
Marmellata di tachicardie e biglietti da visita
da scambiarci sotto le lingue, metronomi pazzi
che suonano lento e piano nella frenetica ossessione
comune di non accumulare ritardi.

Semafori che sputano fiori quando vengono ignorati
e iceberg di marciapiedi che si staccano dalle falesie
urbane e seguono la corrente delle strisce pedonali
andando a conficcarsi tra le zanne dei pagliacci dei
tombini.

Fornelli vegani e obbiettori di coscienza che rifiutano di
friggere le uova.

Pance di birra che lanciano segnali in codice morse
per segnalare le frontiere di volanti al gran premio
dei puttan tour settimanali.

Telematrici visive che esigono la tua opinione in comode rate,
molestatrici telefoniche che ti fracassano i coglioni
all’ora di pranzo durante le menopause pubblicitarie.

Uccelli meccanici che scorreggiano gas tossici nell’atmosfera
e ci mangiano tutti per vomitarci in aeroporti fuorimano.

Rapidi e democratici i manganelli e i cortei nazifascisti,
saltellano sopra l’indifferenza, sopra le nevrosi,
sopra tutti gli specchi, senza romperli, ma puntandoceli contro
e accecandoci.

someone like you

 

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