Ogni sciarada volubile, degli spazi ha preso il tempo
E vetri foschi a seminare di pochi raggi i miei tramonti
Così ogni illusione turpe si esprime diluita
Tra le notti e le lenzuola di vagiti solitari
E le tende fitte porpora o viola sulle volte
di silenzi licenziosi nei risvegli affastellati
Potessi
potessi esprimere il concetto unico,
il cristallo colesterolo che sciaborda nelle vene
e le arsure frementi delle notti,
rigurgitandole
Potessi, poche strisce a cantare, basterebbero
della farsa a ragguagliar orpelli nei conati
Latrati viscerali, urgenti della bile
come il dolore soffocante
che ci opprime
da sempre