Sognavo solo di morirti addosso
in un qualunque pomeriggio di giugno
di correrti, con i baci in gola
per poi lasciarti frusciare con le foglie
tra la sete degli alberi d’inverno. Ma ora
la pelle si è fatta soffice, il respiro largo; l’abbraccio breve
ascolta la cantilena delle ossa, nel richiamo trasfusionale
che millanta sponde ai nostri antichi naufragi
coi falsi allori della tramontana.