Quel vivere intendendo

c’erano queste porte un tempo
di legno massiccio e queste mani di fine meccanica
a indovinare passaggi d’allegria
che bastava un racconto nascosto
tra gli occhi a spiare altipiani d’acquario
perché il vedere conteneva
ogni piccola profondità e il mio sottomarino passava
appena sotto la luce delle tue intenzioni
dentro le forme dell’acqua nei rumori dei piedi
che spostano il mondo e la parola
aveva un suono di chiave appena un girare
tra le rovine del giorno.
Eravamo il mare e la città
soglie nel verde bottiglia
Stare a galla aveva queste doglie senza
provenienza ed io intendevo i vuoti d’aria e le correnti
come dai vetri si vede un paesaggio nella pioggia
Ed era questo tacere
tutte le vite vissute nella mia
quel vivere intendendo gli oblii nelle parole
che spostano i corpi senza muoverli.

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