Quella volta che mi sono tirato una sega sotto al palco dei Placebo

Quella volta che mi sono tirato una sega sotto al palco dei Placebo

a quattro mesi ho avuto la pertosse

(non me lo ricordo, me l’hanno raccontato).

Invece a cinque anni mi hanno tolto le tonsille

e anche le adenoidi, nel letto a fianco al mio

c’era un altro bambino

anche lui operato di tonsille

la notte gli si sono aperti i punti

e quello che ricordo è il suo cuscino macchiato di sangue.

In terza elementare, sul pulmino

un altro bambino mi ha dato una testata

e mi ha graffiato

e mi ha sputato nel cappello

e la reazione delle maestre è stata

farmi fare l’intervallo in classe

seduto al banco

così non mi picchiava più nessuno.

Una notte ho dormito sull’unica panchina

della stazione di San Giovanni in Persiceto

perché non c’erano più treni

e a un certo punto ha cominciato a piovere.

In un vagone di un regionale altrimenti vuoto

mi sono offerto di pagare io la multa

a patto che la finissero di urlare, che avevo mal di testa,

al capotreno che stava prendendo a schiaffi

una ragazza strafumata e strafottente.

Al primo anno di università

mentre andavo a lezione

una macchina mi ha messo sotto sulle strisce pedonali.

Una sera, dopo mille giri per locali,

sono riuscito a portarmi a casa un’erasmus francese

che aveva fama di gran puttana

e ho scoperto che era vergine.

Un’altra sera, tornando a casa tardi a piedi

mi ha fermato una volante

e mi hanno fatto svuotare le tasche

e quando ho tirato fuori l’armonica a bocca

il poliziotto mi ha chiesto “questo cos’è?”

“è un’armonica a bocca”

“perché, tu suoni l’armonica a bocca?”

“diciamo che suonare è una parola grossa”.

E poi c’è quella volta

al concerto dei Placebo

che mi sono tirato una sega sotto al palco

in mezzo a centinaia di persone

che guardavano il concerto e non hanno fatto caso

al fatto che ero lì in piedi col cazzo in mano

(a parte la ragazzina con i piercing

che si è voltata e mi ha guardato

con espressione stupita da damina dell’Ottocento

e si è scostata di lato).

Non so perché l’ho fatto,

da quando serve un motivo?

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3 Comments

mi piace molto, così dovrebbe essere una poesia biografica,immagini, atmosfere, allegria e altro
bravo

“allegria” non so, intendi la parte del sangue sul cuscino o quella del bambino che mi sputa nel cappello?

ovviamente lo scatarracchio sul cappello povero piccolo Vico Maltrattato

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