QUI D’ESTATE

Mi hai mandato una foto dell’Atlantico
occhi miei che vedono
quello che non vedono
i miei occhi, passi fuggiaschi
dai miei passi
e io mi sono sporto
da quell’orlo di finestra sulla baia,
come fossi lì
fino a un odore estraneo
di aria nell’aria sconosciuta,
di piante che non crescono da noi
di cose dipinte,
di fotografia.
Hai preso vita e mani
scheggia di un tempo
che nemmeno riesco a rievocare,
e ora scavalchi gli oceani
con vele fatte di stoffe
cucite tra di loro
in cui conosco una camicia
che mi era cara da ragazzo
e un fazzoletto di mia madre.
Ti inghiotte il mistero del futuro
e il mistero
del mio presente
d’un tratto
mi sembra niente.

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