READING

E’ fatta così
la mia lettura oggi: che
non ho niente da dire
niente
che possa aggiungere
o togliere un’oncia
un pelo d’ascella
un bosone
a questo caravanserraglio
niente che non sia merce
cinese
roba taroccata
niente che non sia il plagio
di qualcun altro
che ha plagiato qualcun
altro che a sua volta ha
plagiato un antenato
magari un po’ meglio
degli altri plagiatori
o magari manco quello
e si è alzato lo stesso
un bel giorno
come faccio io adesso
con l’aria d’avere
chissà che diavolo da dire
e tutti quanti a far silenzio
col dito sulle labbra
e lui in piedi su una sedia
a scandire ieratico il verbo
sussurrante
dei propri irripetibili
pruriti tutto
preso di sé
delle proprie paturnie
dei propri rodimenti
di culo personali
e gli altri sotto
ad annuire e pensare
senti quante cazzate
che se c’era mio nonno
le diceva meglio
e il mio cane
potesse parlare
le direbbe meglio di lui
e di mio nonno
messi insieme
ma fingiamo di ascoltarlo
diciamogli
di come ci tocca il plesso
solare di come ci
punge il sacco
lacrimale
che magari
se sulla sedia un giorno
ci saliamo noi
ci viene comodo averci
un alleato
e lo stesso io
proprio come quel tale
e il nonno
e il cane e tutti gli altri
come vedete
ogni tanto non resisto
e salgo qui
anche se ho da dire
niente di più di loro
niente
che non sia fasullo
come tutto
quello che viene
preparato manipolato
refrigerato conservato
impacchettato ad uso
del consumatore
niente
che non sia falso
come tutti i racconti
di racconti
niente che abbia
un benché minimo interesse
e questa dichiarazione
stessa
di non interesse
va da sé che è priva
di interesse
ovviamente
e ci mancherebbe
e allora perché sto
qui vi domanderete
ad usurpare il luogo
sacro della parola
il pulpito
che è dei veggenti
che hanno ricevuto
in dote il canto
e io non so che rispondere
magari è
perché mi lascio
stupire ogni volta
di essere capace
di emettere una voce
neanche fossi vivo
e ne prolungo il suono
come un qualche uccello
sgraziato nell’alba
senza una compagna
e rimando senza scopo
il momento
di scendere
da questa sedia
traballante
ridicola del cazzo
o forse
perché sono debole
e manifestamente malato
dell’utopia della parola
turlupinato in eterno
dalla bufala sulla sintonia
delle anime
come non sapessi
che un attimo dopo esserci
sintonizzati
(tra anime)
ed esserci sentiti fratelli
naufraghi
nello spazio cosmico
siamo capaci
senza batter ciglio
di schiacciare col tacco
le dita di un bambino
che si aggrappa
alla nostra scialuppa
per scongiurare la sciagura
che si sieda alla nostra mensa
e porti via
un briciolo del nostro
o magari perché
mi sarebbe piaciuto
mi voleste bene
ed essere capace
a mia volta
di volerne a voi
ma per davvero
semplicemente
senza dovercelo
nemmeno dire
senza usare neanche
una parola
e questa sì
sarebbe stata una bella poesia
che mi sarebbe piaciuto
(non) leggervi
stasera
e con quest’ultima
patetica stronzata
direi che è giunto il tempo
di scendere di qui
e scusarmi tanto
e augurare la buonanotte
a voi,
al cane,
al nonno vostro
e a tutto
il nostro
maledetto mondo
storto.

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