La ricerca (crudele) del paese inabissato

Nel fluire magmatico dei testi di questa raccolta di Vera Bonaccini (la terza, in ordine di tempo, dopo l’esordio di “Le stelle sono andate tutte al cinema” seguito da “Biologica al 97% – poesie lomografiche“) non si concedono assiomi e aforismi di sorta poiché le parti vengono incasellate in un tutto di straordinaria potenza evocativa. Non traggano tuttavia in inganno gli apparenti enunciati di ‘descrittività’ e di ‘rappresentazione’ mentre, al contrario, è lecito spostare l’accento di questa elaborazione progressiva – proprio in virtù di un dato contenutistico ‘crudele’ in luogo di un aspetto eminentemente formale – nel campo di una materia (carne/spirito in continua lacerazione e ri – generazione) che si oggettivizza nella cogenza del malessere o, perfino, di una “educazione sentimentale” non filtrata dalle teorie freudiane ma piuttosto dal superamento storico-culturale del triangolo edipico che pone finalmente il subiectum in condizione di farsi macchina desiderante, per dirla con Deleuze e Guattari.
Questa “educazione sentimentale” che avviene nelle istantanee da cui l’esistenza trae ciò che comunemente viene quantificato come “esperienza”, attraversa luoghi e tempi non facilmente soricizzabili – in prima analisi – per virtù di una sincronia esistenziale composta ontologicamente per quanto i risvolti autoironici e smitizzanti mettano spietatamente alla berlina quei valori morali piccoloborghesi che ancora sopravvivono con quel tanto di pruderie ottocentesca a dispetto di una perversa e devastante omologazione culturale.
Ma il soggetto-macchina desiderante elude impietosamente archetipìe giustificatrici della presenza di Edipo ricorrendo a un mutuo patto di complicità: “scostando la pelle ritrovo il mare,/perdo bottoni/come la voglia di un domani,…” (pag. 10). Dove la chiave di lettura si offre ad una maggiore panoramicizzazione tematica si ha la piena percezione del dolore, sebbene preceduta dalla consapevolezza dei meccanismi dell’entropia: “IO.SONO.UNA.COSA/sovraccarico il sistema implode,/mi scheggio tra gli acidi di me./.infrantumiriemergo./.nontroppo./niederlage.“. (pag. 13)

Il dolore della perdita evocato con versi crudi, essenziali fino al distacco, si propone come metamorfosi del ‘riscatto dal dolore’ attraverso le fasi del rifiuto ideologico e fisico del totalitarismo “soffocando in corpo bandiere rosse e nere/senza libertà trema la carne/convertita in plastilina.” (id. pag. 13), e della dignità e della coerenza delle proprie scelte pagate con la sofferenza di chi non accetta la svendita di sé, ieri come oggi; per giungere ad una sorta di atarassia paradossalmente non passiva ma temprata nell’alveo di speranze e di disillusioni accumulatesi nel tempo.
L’io frantumato e dissolto con modalità di pervicace effrazione, trova però un suo principio di sistematizzazione nel rivolgersi al “virtuale” interlocutore (paradigma e campione socio-antropologico della piccola borghesia universale?) con allocuzioni all’insegna del più feroce sarcasmo: “il teorema di incompletezza di Gödel sostiene anche/che ti parli addosso/come una gracula ammaestrata/cambiando l’ordine dei dementi/il risultato non cambia“.
Il ricorrere quasi costante a una struttura metrica breve costituisce lo “zoccolo duro” del procedimento, una conduzione ideografica scarna poiché necessaria all’apparente disordine deflagrante della scrittura; un dettato che rimanda tuttavia a stilemi a tratti di derivazione surrealista ma prudenzialmente ricondotti ad analogie linguistiche che non travisano i contenuti poiché in grado di porsi attraverso il filtro di una originale sintesi personale tra i toni blues e le cadenze, appunto, surrealiste.
Tutto ciò, insomma, contribuisce alla composizione di un affresco che suscita, attraverso moduli espressivi preziosamente… dimessi e disadorni, molteplici modalità interpreative.
E nulla è, in ultima analisi, banalizzato in questo universo dal corpo vitale e proiettato verso l’irrapresentabilità come una delle inevitabili funzioni della poesia.

Vera Bonaccini, Cartoline da un paese in dismissione – Edizioni La Gru, 2014

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