RIENTRO

Mi distogli i piedi dalla via domestica
attesa d’atteso
stordita beatitudine delle certezze
setaccio che trattiene l’ignoto
e lascia nevicarmi in bocca
sciapa farina priva di glutine
e vita.
(Non t’avessero uccisa
rondine tornando al tuo tetto
non fossi caduta tra spini
saresti stata la comparsa che sono
nel via vai che torna e che s’alza
dal nido e un grumo alla fine di lanugine
e piume che s’incontra nell’erba
tenute insieme da uno sputo di colla
sola vestigia dell’uccello che eri
rimasuglio che si scosta col piede.
Ma t’ha uccisa l’occhio oblungo
di una passante e il suo mento
che ti starebbe in bocca
e la promessa improvvisa
di un’odore di gelsomini).
Tornano sempre incolumi a casa i pazzi
che bandiscono ogni pazzia
e imbandiscono tavole
di pesci senza lische e olive senz’osso
e si siedono
e guardano sbiechi
chi nello stesso boccone accoglie
la morte e il liquore
che strega e che accende
e fa tremare di luce la voce
fin dentro lo scroto.

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