Scivolati via

Eravamo caduti

come mele verdi

nel loro campo buio

e lui portava la macchina del sole

sotto ad un braccio e accanto

l’uomo inglese e il signore delle stelle

ci avevano dato i nomi delle foglie

ma questo non c’importava

mentre rotolavamo come frutta caduta presto

tra i rovi fino ai corvi e poi nell’Orsa maggiore

e sotto ai baffi di un colonnello in bianco e nero

e nella camicia del pensatore che voleva vivere

e vivere e anche credere

ma eravamo caduti

come tutti gli uomini della guerra e quelli

che volevano uccidere

ma troppo giovani per poter inchiodare la loro penna al muro

e troppo vecchi per continuare a strappare fogli e fogli

Eravamo un sogno ad occhi aperti

e la luna aveva finalmente partorito

ciò che in adolescenza e poco dopo i vent’anni

avevamo rincorso

tipo

La locomotiva di rose

Parigi in fiamme

i libri incartapecoriti

qualche film sottotitolato

un disegno sbiadito della Venere di Caravaggio

con gli occhi asciutti e il viso arrendevole

Ma adesso eravamo stanchi

già così stanchi

e forse era veramente troppo presto

ma i miei occhi si chiudevano come serrande

alle ventuno in un giorno di pieno inverno

e il nostro sogno pioveva da tutte le parti

perciò eravamo caduti

con un tonfo, in una volta sola,

rotolando fino alle porte del bosco

forse dando inizio al nuovo mondo di buio

o di luce o di qualcos’altro di appena immaginato,

ma l’importante era che oramai eravamo scivolati via.

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