Scusate

Scusate se vi annebbio
con la sabbia,
il mio mare
che ondeggia
è un deserto che si stende
un metro all’anno.

E la lingua, il sapore di mani
e di feste, di umori fuggiti
tra toni e semitoni
della mia voce
sempre più avida
di parole
che non esistono,
rimbalzano nei timpani
come se volessero evaporare.

Ma ho masticato cento lune
questa notte che sono cruna
di un lago
infilzato
da sottile biancore
ad assassinare brodi fetali.

Se luce m’incarta
inserto divento
E porto via me stesso
nel deserto, nei silenzi
nei suoi fiori sbocciati
come stelle cadenti.

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